Previsioni Business Online 2025: Ecco Cosa Cambierà nel Marketing Digitale

Biz Academy Team

Previsioni Business Online 2025: Ecco Cosa Cambierà nel Marketing Digitale

Questo approfondimento è tratto dalla puntata 203 del Podcast di ImpactGirl.

Anche se il testo è stato riadattato per poter diventare un blog post, alcune parti potrebbero suonare più adatte ad un discorso che a un testo.

Per ascoltare la puntata vola a questi link:

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Apple Podcast

***

Ma se preferisci leggere, senza ulteriori indugi, immergiamoci nelle mie 6 previsioni per il business online per il 2025.

  • Previsione n1) Contenuti brevi e semplici vincono la gara per conquistare l’attenzione … che si è ufficialmente ridotta… ancora
  • Previsione n 2) L’AI sta cambiando per sempre la creazione dei tuoi contenuti ma se questo è un danno o un vantaggio dipende da te.
  • Previsione n 3) I chatbot su IG e Messenger sono qui per restare
  • Previsione n 4) La personalizzazione resta la tua arma vincente: addio scalabilità facile purtroppo aggiungerei
  • Previsione n 5) L’economia della fiducia finalmente impera

Contenuti brevi e semplici vincono la gara per conquistare l’attenzione

Se prima i secondi che avevamo per catturare l’attenzione di un potenziale cliente erano forse una decina, adesso sono meno di tre!
Man mano che ci avviciniamo al 2025, la gara per guadagnare l’attenzione degli utenti è sempre più intensa mentre la richiesta di contenuti iper-rilevanti e immediatamente coinvolgenti continua a crescere.
Questo vale non solo per i social ma per qualsiasi contenuto di natura digitale. Come peraltro dimostrano i dati di ImpactGirl quando riflettono una media d’ascolto che non supera i 20 minuti. Chiaramente qui parliamo di podcasting, molto diverso dalla natura estemporanea di contenuti pubblicato su IG o TikTok ad esempio dove il tempo per conquistare e mantenere l’attenzione di un utente è ancora più breve.
Quindi la soluzione per continuare ad essere letta, ascoltata o guardata è creare contenuti che si possono consumare “al volo”.
Titoli curiosi e accattivanti – chiamati GANCI – e concetti chiave condivisi in modo pratico e sintetico, devono offrire agli utenti quello di cui hanno bisogno ADESSO.
Mentre i pollici scorrono più velocemente che mai…  la domanda da farti prima di cliccare Pubblica nel 2025 è: “questo mio post offre una ragione sufficientemente attraente per essere cliccato subito?
Il gancio che usi per rendere il tuo contenuto coinvolgente può essere di 2 tipi a seconda del tipo di contenuto che stai creando: se parliamo di video/carosello o semplice post scritto ad esempio, avrai sicuro bisogno di un gancio verbale, che a mio avviso è il più importante perché non solo interrompe l’utente nell’atto dello scrolling ma offre una ragione per continuare a trascorrere del tempo sul tuo contenuto, una volta che si è interrotto per capire di cosa si tratta.
Il gancio verbale altro non è che l’angolazione che dai al tuo contenuto.
Ad esempio potrei creare un post che dice: Pianifica il tuo 2025 in 5 passi.
Oppure potrei usare un’angolazione più curiosa: Non rifare questi errori quando pianifichi il tuo 2025.
Un gancio verbale è di solito la prima frase del tuo video, e possibilmente anche il titolo della copertina, e la prima frase della tua caption. Se usi TikTok sarebbe buona pratica inserire questo titolo anche come testo fissato in alto, sul video, questo perché la SEO di TikTok è al momento un po’ più precisa di quella di altri social. Questi sono i ganci verbali quindi, poi ci sono quelli visivi che ti servono solo nel caso dei video e servono più per fermare il pollice impazzito che per far si che il tuo contenuto venga davvero visto fino alla fine.
E qui entrano in gioco ganci spesso un po’ imbarazzanti come strani occhiolini che sembrano tic, suoni gutturali, gesti bizzarri con le mani. Il loro obiettivo è quello di creare una sorta di interruzione di modulo mentre scorri, acchiappando la tua attenzione in un momento in cui sei totalmente distratto. Io però preferisco ganci visivi un po’ più semplici e meno forzati: ad esempio potresti fare il gesto di sederti prima di iniziare a parlare, creando movimento in modo molto naturale, o bere da una tazza colorata o un semplice bicchiere.
Quindi a chi mi ha più volte espresso il disagio che prova ad usare questi ganci, vorrei ricordare che esistono centinaia di ganci verbali o visivi tra cui scegliere e qui trovi la guida scaricabile con ben 44 ganci tra cui scegliere (oltre alla mia strategia accelerata per creare contenuti di qualità senza perderci intere giornate: scarica la guida da qui.
Un altro spunto che credo piacerà molto a chi non ama l’idea dei ganci visivi a video, è che nono sono necessari quanto un gancio verbale o semantico. Una volta che quest’ultimo è forte e chiaro, il gancio visivo è solo una ciliegina in più. Ma sono parecchi gli account che seguo nelle nicchie più diverse, dove non è lo schioccare la lingua a farmi rimanere, quanto il valore del contenuto condiviso rispetto alle mie esigenze.

Ad ogni modo, ecco alcuni esempi di Reel Instagram con ganci visivi semplici e non imbarazzanti: 

Gancio visivo in cui uso un piccolo gadget per attrarre l’attenzione

Gancio visivo in cui mi siedo prima di iniziare a parlare

Gancio visivo con una semplice penna 

Impatto dell’AI sulla Creazione di Contenuti

Difficilmente l’intelligenza artificiale sostituirà il tuo lavoro, ma è probabile lo farà chi sul mercato userà l’AI per accelerare la propria efficienza senza comprometterne la qualità e l’umanità! Queste ultime parole sono tatuaggi per la mente in questo momento di transizione all’anno nuovo: senza comprometterne la qualità e l’umanità.

Non so se sei d’accordo, ma se già prima la qualità della maggior parte dei contenuti del web era discutibile, ora siamo alla frutta. Per darti un’idea del livello a cui siamo arrivati, continuo ad essere targhetizzata da annunci di corsi che dovrebbero insegnarti a creare corsi e scrivere libri in poche ore, usando l’AI. La specie umana è senza dubbio sempre tentata dalle scorciatoie, in fin dei conti, creare un corso personalmente mi richiede minimo 1 mese di lavoro a seconda della dimensione e non parliamo di scrivere un libro. L’unico che ho scritto ci ha messo 3 anni per uscire, anche se mi rendo conto che lì il problema ero chiaramente io 😄

Ora chiarisco subito che non sono affatto anti AI anzi, ma che un uso piatto e standardizzato dell’intelligenza artificiale per creare contenuti rischia di appiattire il tuo brand e compromettere la relazione con i tuoi clienti e iscritti.

A questo proposito ti racconto un piccolo aneddoto accaduto di recente:

Personalmente uso l’AI principalmente chatgpt, come suggeritore per angolazioni accattivanti (quelle di cui abbiamo parlato al punto 1), come correttore di bozze e per supportarmi nei calcoli matematici complessi che non amo particolarmente. Detto questo, tutti i contenuti che produco – dal podcast alla Impact Newsletter, fino ai contenuti social – sono interamente creati da me. Non perché io sia contraria all’AI ripeto, ma perché ho molte idee da condividere e amo crearle, quindi non sento la necessità di delegare la creazione di questi contenuti ad una macchina.

Di recente, tuttavia, abbiamo deciso di delegare all’esterno la gestione del blog di Biz Academy. Questa realtà ha preso in mano la gestione del blog, ottenendo anche buoni risultati dal punto di vista SEO, un’area che non stavamo curando abbastanza negli ultimi tempi.

Dopo aver fornito loro una lista di app e strumenti che erano in promozione durante il Black Friday, ho chiesto loro di creare un blog post che poi avrei condiviso con tutta la mia lista di iscritti via email e whatsapp. Ecco il blog post incriminato!

Una risposta specifica arrivata pochi minuti dopo mi ha lasciata interdetta: “Peccato, questi articoli scritti chiaramente con ChatGPT mi fanno passare la voglia di leggerli”.

Ho subito verificato che effettivamente, nonostante la lista dei tools fosse stata creata da me, il pezzo finale creato per presentarla, era stato scritto senza alcuno sforzo creativo, ma in modo asettico, privo di personalità, e chiaramente frutto del lavoro di ChatGPT.

Non so se hai notato, ma quando usi ChatGPT per creare contenuti, ci sono degli schemi ricorrenti nell’uso di certe parole o struttura della frase, che lo rendono immediatamente riconoscibile.

Ovviamente il messaggio di questa persona mi ha fatto arrabbiare molto, perché aveva assolutamente ragione: pur essendo l’articolo molto utile, il risultato dell’articolo non rispecchiava il livello qualitativo tipico dei miei contenuti gettando un’ombra poco qualitativa su tutto il mio lavoro.

Ho risposto a questa persona con un’audio messaggio, ringraziandola per il feedback, scusandomi per l’uso eccessivo dell’AI nella creazione del contenuto in questione.

Ora, qualcuno del mio team mi ha fatto notare che alla maggior parte delle persone non avrebbe interessato che fosse scritto o meno con il chiaro aiuto dell’AI, trattandosi di un post incredibilmente utile. E non hanno tutti i torti. Più di una ricerca sembra concludere che alle persone interessa fino a un certo punto chi abbia scritto un contenuto se quel contenuto è loro utile. Io devo ancora decidere come la penso in termini assoluti, ma per ora credo che l’AI vada semplicemente usata con equilibrio.

Previsioni Business Online 2025 [VIDEO]

 

La misura è la chiave di tutte le cose, diceva Aristotele.

La relazione con la tua audience viene prima di ogni transazione, e questa relazione inizia dai contenuti che offri, che siano blog, podcast o altro.

Se questi contenuti vengono percepiti come poco curati o generati velocemente solo per aumentarne la quantità, la relazione si incrina. Quindi usa l’AI per affinare i tuoi contenuti, trascrivere audio, correggere refusi o generare idee, ma assicurati sempre che la sostanza sia tua e se ti fai aiutare anche a scrivere il testo, soprattutto se deleghi la scrittura, assicurati che non suoni troppo meccanico.

Questo aiuterà il tuo brand a distinguersi in un panorama sempre più affollato di mediocrità. Dopo quanto accaduto, abbiamo deciso di affrontare la questione direttamente con l’autore del testo dell’articolo che ci ha spiegato di voler condurre una serie di esperimenti, perché secondo quanto sta riscontrando, gli articoli generati con ChatGPT tendono a posizionarsi meglio a livello SEO rispetto a quelli scritti interamente da una manina umana.

Non ho voluto mettere in discussione questa affermazione, perché sono favorevole agli esperimenti, purché abbiano uno scopo preciso e contribuiscano a migliorare i risultati per noi e per i nostri utenti.

Così abbiamo deciso di creare nel blog di Biz Academy una sezione dedicata, chiamata News, in cui verranno pubblicati articoli brevi legati al mondo della tecnologia e del digitale, generati con l’aiuto sostanzioso di ChatGPT. In questo modo, l’utilizzo dell’AI sarà circoscritto a questa specifica sezione e non influirà sull’aspetto più umano e personale del blog principale.

Chatbot su IG e Messenger sono qui per restare

Contrariamente a quanto avrei mai immaginato, negli ultimi tempi sono diventata una grande fan dei chatbot su Messenger e Instagram, ovvero dei messaggi automatici gestiti da strumenti come ManyChat, Uchat e software simili. Devo ammettere che all’inizio non ero entusiasta di questo nuovo trend, soprattutto quando ManyChat ha iniziato a essere promosso da influencer che promettevano guadagni stratosferici semplicemente per aver utilizzato questo strumento. Una pretesa decisamente esagerata.

E però, il motivo per cui oggi apprezzo molto questi strumenti è legato ai loro incredibili tassi di apertura (open rate) e di clic (click-through rate), che superano di gran lunga quelli dell’email marketing. Negli ultimi anni, sfido chiunque ad affermare il contrario, l’email marketing ha subito un calo significativo in termini di engagement, a causa dell’enorme volume di email che le persone ricevono quotidianamente.

Al contrario, l’aumento del tempo trascorso sui social media ha reso questi strumenti estremamente efficaci per raggiungere un pubblico più ampio e coinvolto. Se un OR buono in email marketing può arrivare al 30% in chat su IG abbiamo raggiunto il 90% e se un buon CTR è considerato tra il 2 e 6% via email, in chatbot we reached 70% CTR.

Dati mai visti nemmeno ai tempi d’oro delle email.

Naturalmente, questi strumenti hanno anche dei limiti, motivo per cui le affermazioni standardizzate degli influencer che promuovo ManyChat sono chiaramente un fake. Il principale svantaggio riguarda la distrazione delle persone sui social. Abbiamo notato che la nostra strategia con ManyChat funziona molto bene quando non è richiesta un’iscrizione alla landing page. In questi casi, l’utente apre rapidamente la guida, la risorsa o il video e li consuma subito. Tuttavia, ciò significa che non otteniamo il lead, l’iscritto. Per questo, è fondamentale includere una call to action nel contenuto stesso, così che l’utente possa avere la possibilità di fare un passo successivo, sia acquistare qualcosa o prenotare una chiamata.

Quando, invece, è necessaria un’iscrizione tramite una pagina web, il processo diventa più complicato.

Nonostante gli alti tassi di apertura e clic, il tasso di conversione risulta più basso rispetto a quello che otteniamo con l’email marketing. Questo accade perché, mentre è relativamente naturale per un utente di email aprire una pagina web, è molto più difficile far lasciare Instagram o Facebook a una persona che è immersa nello scrolling. Quando si trova catapultato nel browser, spesso, la persona preferisce tornare indietro e continuare a scorrere il feed dove ci ha trovate.

Una cosa molto interessante di questi chatbot, che si collega alla previsione sull’AI del punto precedente, è che, pur essendo un’automazione, le persone non sembrano essere infastidite dal ricevere messaggi automatici. Io stessa, come utente finale, non trovo fastidioso ricevere messaggi da un chatbot.

Senza contare che i messaggi automatici offrono l’occasione di avviare un dialogo: se una persona risponde con una domanda o un commento, possiamo intervenire con messaggi reali e intavolare una conversazione che è preludio alla relazione. La quale a sua volta può rivelarsi il passo precedente a una transazione, se non immediata, in un secondo momento.

In sintesi, per come la vedo io al momento, i chatbot sono strumenti straordinari. Non solo automatizzano processi in modo efficace, ma offrono anche opportunità di dialogo umano, rendendoli un ottimo supporto per costruire relazioni con la tua audience. Rimarranno protagonisti del 2025, e questa, a mio avviso, è una notizia.

La personalizzazione resta l’arma vincente del tuo business online

Se vendi corsi online lo avrai forse notato per esperienza diretta ma vendere formazione digitale è sempre più difficile. Non solo perché i costi delle sponsorizzate sono aumentati vertiginosamente negli ultimi tempi ma anche perchè – grazie anche a un abuso dell’AI, il mercato dei corsi online si è saturato di robaccia mediocre messa insieme in mezza giornata.
Nella maggior parte dei casi, questa robaccia viene spacciata per l’ultimo elisir miracoloso per [riempi tu lo spazio con la promessa del giorno] grazie a un marketing predatorio e gonfiato di promesse che fortunatamente puzzano ormai a Km di distanza, anche perché sempre più persone restano puntualmente deluse.
Il problema è che questo ha reso molto più scettici i potenziali acquirenti anche nei confronti di brand che da sempre puntano alla massima qualità. E per evitare di ritrovarsi a cadere nell’ennesima trappola di marketing, ora le persone cercano un livello di personalizzazione diverso. Non significa che i corsi online interamente creati in modalità asincrona, quindi da consumare quando vuoi, non si vendano più,  significa però che meno personalizzazione c’è meno le persone sono disposte a spendere, mentre in molti sono all’attiva ricerca di formazione online che sia accompagnata da una qualche forma di personalizzazione… si tratti della possibilità di fare domande, incontri LIVE oppure semplicemente di una community che dia reale valore.
Questo anche se poi uno non la usa attivamente. A Biz Academy Club ad esempio, la community è un tassello portante dell’esperienza perché puoi farmi qualsiasi domanda sulle risorse e sul tuo business e ricevere risposta sotto forma di audio, video o testo nel giro di qualche ora. Certo non tutte le oltre 300 imprenditrici fanno domande ogni giorno contemporaneamente, ma il fatto stesso di sapere che possono farlo quando ne hanno bisogno, rende Biz Academy Club un vero unicorno. Qualcosa di più unico che raro.

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Quindi per concludere questo punto: ben vengano i mini corsi, di cui io sono una grandissima fan per permettere a più persone di conoscerti senza grande impegno, ma oltre una certa soglia di prezzo, la personalizzazione è un must anche se questo rende il prodotto un po’ meno scalabile.

 

L’economia della fiducia finalmente impera

Dimmi che non sono la sola ad aver acquistato un prodotto solo perché l’ho visto promosso da un influencer che seguo sui social.
Ora, non c’è nulla di male in questo se  oltre al video di quell’influencer, utilizziamo altri criteri per decidere se il prodotto è adatto a noi e soprattutto se ne abbiamo davvero bisogno. Ma il fenomeno non riguarda solo i prodotti fisici, bensì anche quelli digitali. Prendiamo ad esempio ManyChat, che per lungo tempo è stato promosso da influencer su Instagram che, a quanto pare, inventavano cifre di guadagni generati esclusivamente da questa piattaforma!
Io non mi considero un’influencer, anche se so di avere una certa influenza sulla mia community quando parlo degli strumenti che uso per il mio business. E proprio per questo, tengo sempre a sottolineare anche i lati meno attraenti di un prodotto. Parlando di ManyChat, ad esempio, ho chiarito fin dall’inizio che è pieno di bug che devono ancora essere risolti e che, per il costo richiesto e la fama ottenuta, non dovrebbero esserci.
Almeno non così tanti.
E non è solo una questione di prodotti fisici o digitali. I social media rappresentano una trappola pericolosa quando tutto ciò che vediamo sono immagini curate di vite perfette: alberi di Natale impeccabili, cucine di lusso immacolate, tappeti bianchi come non fossero mai stati calpestati, capelli perfetti, business perfetti… E questa immagine curata che vediamo di ogni cosa ci influenza comunque, facendoci sentire inadeguate anche se sappiamo che ciò che vediamo non è l’intera verità.
Per questo motivo sento che così detto trend del de-influencing sta tracciando un nuovo percorso per come percepiamo i contenuti condivisi sui social media, offrendo un antidoto alla cultura dell’usa e getta e del: non sono mai abbastanza.
Ovvio che anche il de-influencing, portato all’estremo, diventa una forma di influencing altrettanto pericolosa. Perché in questo caso la mia crociata diventa quella di oppormi a tutto ciò che è stato di tendenza finora, così da distinguermi come paladina del minimalismo o delle opzioni meno costose o imperfette, così da ottenere più visibilità.
Credo siamo arrivati a un punto in cui la chiave di svolta non è tanto nella quantità o nel prezzo dei prodotti che promuoviamo, ma nell’autenticità dell’intento dietro a quell’ endorsement. E ti assicuro che gli utenti lo percepiscono. Ecco perché sono una grande fan della promozione di prodotti in affiliazione, ma sempre di quei prodotti, sottolineo cosa mi piace e cosa no! Con la massima trasparenza. Sapendo che questo non solo non ridurrà gli acquisti ma rafforzerà ulteriormente la fiducia con i miei utenti.
Cosa significa quindi questo trend del De-Influencing per i content creators? Che possiamo essere noi stesse senza paura di sentirci giudicate o non all’altezza.
Questa è la vera rivoluzione: un invito a riconnettersi con l’autenticità, abbandonando la corsa incessante verso l’apparenza e riscoprendo il valore della genuinità oltre il guadagno. Alla fine, è la verità a creare connessioni durature, e transazioni ripetute.

Ricapitolando:

Previsione Dettaglio
Contenuti brevi Contenuti brevi e semplici vincono la gara per conquistare l’attenzione.
L’AI e contenuti L’AI sta cambiando la creazione dei contenuti; l’uso equilibrato è essenziale.
Chatbot I chatbot su IG e Messenger rimarranno efficaci nel 2025.
Personalizzazione La personalizzazione rimane essenziale nonostante la sfida alla scalabilità.
Economia della fiducia Importanza crescente della fiducia e autenticità nei contenuti promossi.

 

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Buon lavoro!
Ceci xx

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